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LIMITE È SPERANZA - di Rita Corsa e Lucia Monterosa. Recensione di Luisa Cerqua

Lo psicoanalista ferito e i suoi orizzonti.


LIMITE È SPERANZA - di Rita Corsa e Lucia Monterosa. Recensione di Luisa Cerqua

 

Lucia Monterosa e Rita Corsa, si confrontano con la condizione interna vissuta da uno psicoanalista quando il suo corpo si ammala, l’illusione onnipotente che sempre ci accompagna e i limiti delle cure e delle nostre risorse vitali. Nella prima parte di questo bel libro, intitolata Lo psicoanalista di fronte al limite, la riflessione delle autrici, sempre basata sull’autenticità di una lunga esperienza maturata nella stanza d’analisi, è arricchita dal confronto dialettico sviluppato attraverso il dialogo tra i colleghi analisti del gruppo di studio dedicato a questo tema, oltre che dal generoso apporto di loro esperienze personali. L’esperienza analitica è fecondata dal vissuto personale delle autrici e questo emoziona il lettore.

L. Monterosa e R. Corsa si addentrano nella cornice concettuale freudiana partendo dalla teoria del trauma e procedendo attraverso l’evoluzione dei concetti di pulsione di morte e distruttività. Assai interessante è la correlazione tra le tappe significative dello sviluppo del pensiero di Freud e le dolorose vicende personali legate al progredire del suo cancro, penoso compagno di vita dalla maturità fino alla sua morte. La seconda parte del libro è dedicata alla speranza, senza la quale certamente, non potrebbe esistere la Psicoanalisi.

Rita Corsa e Lucia Monterosa offrono attraverso questo loro lavoro un’occasione di riflessione profonda su questioni non scontate e poco presenti nell’indagine psicoanalitica relativa alla persona dell’analista. La presenza fisica dell’analista, il suo corpo, l’apparenza dell’analista, vengono considerate a pieno titolo parte costituente del setting analitico: il setting incarnato. “La dimensione corporea - puntualizzano le autrici – tradisce o annuncia i vissuti controtransferali somatici e le fantasie somatiche dell’analista…Quale voce e quali gesti nascono da un analista sofferente nel corpo? Quale analisi scaturisce da un analista la cui personale sorgente di vita proveniente dal soma viene offuscata dalla personale sorgente di morte propria della malattia grave…Il corpo malato…è in grado di servire e celebrare la mente? Che uso può fare l’analista del proprio vissuto d’impotenza, smarrimento, caducità e limite obbligato dalla malattia?”

In questo libro il tema del limite è esplorato dall’interno dell’esperienza soggettiva delle autrici e oltre al loro sapere terapeutico. Sappiamo tutti quanto il limite ci appartenga in quanto esseri umani e come analisti, tuttavia è molto diverso trovarsi a far fronte al proprio limite, a essere il guaritore ferito, per dirla con Gadamer.

Riflettere e teorizzare su questa esperienza, infatti, richiede il coraggio dell’auto svelamento, l’accettare di lasciarci vedere dagli altri mentre si è alle prese con emozioni, affetti e angosce “indecenti” è difficili da mostrare che di solito rendono arduo il pensare. L’onestà emotiva delle autrici di questo libro, però, è sempre presente e si manifesta chiaramente fin dalle prime pagine. Certamente esse esplorano una dimensione dell’esistenza a un tempo onnipresente e facilmente ignorata in una realtà come quella attuale caratterizzata dal primato della scienza, della tecnica e dell’esigenza/illusione di superamento del limite umano. Marte ci appare sempre più accessibile e vicino di questi tempi. Forse abitabile!

Le autrici, al contrario, ci portano per mano in un percorso di avvicinamento “all’ora della mezzanotte”, al momento cruciale del buio nella nostra esistenza, quello in cui si è alle prese con la malattia fisica e le dolorose perdite a questa connesse, la paura della morte o della menomazione di sé, spinti al limite di ciò che ci sembra tollerabile e vivibile. Il momento in cui accade che il soma prende il sopravvento e la psiche deve fare i conti con questo. Bion affermava che lo sviluppo del pensiero è ostacolato dai nostri tentativi di evitare il dolore provocato dall’entrare in contatto con la realtà; in questo volume, al contrario, le autrici testimoniano con il loro lavoro la possibilità di utilizzare una realtà dolorosa quale fonte da cui sgorga il pensiero.

Rita Corsa, Lucia Monterosa, Limite è speranza. Lo psicoanalista ferito e i suoi orizzonti. ed Alpes 2015



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